Beginners Guide (Italiano)
From ArchWiki
Article summary |
---|
Fornisce una guida molto dettagliata per l'installazione e la configurazione di un sistema Arch Linux full-optional. |
Lingue disponibili |
Česky |
Dansk |
简体中文 |
正體中文 |
Deutsch |
English |
Español |
Français |
Italiano |
Lietuviškai |
Português Brasil |
Türkçe |
Articoli correlati |
Official Arch Linux Install Guide (Italiano) (fornisce un approccio più generale) |
Prefazione
Tutto ciò che avete sempre voluto sapere sull' installazione di Arch, ma non avete mai osato chiedere
Benvenuto. Questa guida copre il processo di installazione e configurazione di Arch Linux, un sistema operativo UNIX-like (basato su GNU/Linux) che vanta le seguenti caratteristiche:
- Design e filosofia improntati alla semplicità
- Distro comunitaria indirizzata a utenti GNU/Linux competenti
- Pacchetti binari sia per i686 che per x86_64
- Sistema altamente personalizzabile in quanto assemblato pezzo per pezzo dall'utente
- Script di avvio BSD-style, con un file di configurazione centralizzato
- Modello di aggiornamento "Rolling Release"
- Gestore di pacchetti (pacman) veloce, scritto in C, leggero e agile, con un uso di memoria davvero modesto
- Un sistema di pacchettizzazione ports-like (ABS - Arch Build System) che rende facile ottenere dal sorgente un pacchetto binario da installare e/o da condividere su AUR
- Un repository di script (AUR - Arch User Repository) per compilare pacchetti, condivisi da utenti Arch
Arch Linux richiede una certa dose di conoscenze sulla configurazione e sulla metodologia dei sistemi UNIX
-like e per questa ragione sono state incluse delle informazioni aggiuntive.
Questa guida, pur essendo indirizzata ai nuovi utenti Arch, si propone come solido punto di riferimento e fonte di informazioni per chiunque.
Così come è stata concepita, questa guida concentrerà l'attenzione su alcuni punti ritenuti particolarmente utili; per approfondire si può utilizzare il Wiki di Arch Linux o i forum di Arch Linux. Una lettura interessante è Il metodo Arch, che delinea i principi fondamentali della distribuzione Arch Linux.
Per chi si avvicina per la prima volta a un sistema GNU/Linux si consiglia qualche lettura sul sistema in generale. Il testo più completo in lingua italiana è Appunti di informatica libera. Una buona documentazione sui sistemi GNU/Linux è reperibile sul sito del PLUTO Project in italiano (The Linux Documentation Project in inglese).
DON'T PANIC!
Un sistema Arch Linux è costruito dall'utente, partendo da semplici strumenti a linea di comando. Diversamente da altre distribuzioni, non vi sono ambienti di default né configurazioni imposte all'utente. Dalla linea di comando si aggiungeranno pacchetti dai repository Arch usando pacman e si procederà alla configurazione manuale dell'installazione, fino a che il sistema sarà adattato alle proprie esigenze. Questo permette la massima flessibilità, scelta, e controllo delle risorse occupate dal sistema. Dato che è l'utente che lo costruisce, egli conoscerà perfettamente i pregi e i difetti del proprio sistema, e acquisterà familiarità con quello che c'è sotto l'involucro.
Il sistema Arch Linux viene configurato editando file di testo, non ci sono utilità grafiche preinstallate e quindi la progettazione e personalizzazione del proprio sistema è fatta a mano. Arch Linux è destinato all'utente competente di GNU/Linux o all'utente disposto ad investire del tempo per imparare i meccanismi del sistema.
Licenza (in inglese)
Arch Linux, pacman, documentation, and scripts are copyright ©2002-2007 by Judd Vinet, ©2007-2008 by Aaron Griffin and are licensed under the GNU General Public License Version 2.
Il metodo Arch
Il principio su cui Arch si basa è "mantenersi semplice" (KISS, Keep It Simple Stupid).
Da notare che, in questo contesto, "semplice" non significa né "facile" né "amichevole", ma piuttosto "senza inutili aggiunte, modifiche o complicazioni". In breve, un approccio elegante e minimalistico.
"Semplice" è definito da un punto di vista tecnico, non dell'usabilità. È meglio essere tecnicamente eleganti, con un'alta curva di apprendimento, che facili da usare ma tecnicamente schifosi" - Aaron Griffin
"La parte straordinaria [del mio metodo] sta nella sua semplicità...Ho sempre pensato che un metodo semplice è un metodo giusto." - Bruce Lee
Il rasoio di Occam: Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem cioè "Non moltiplicare gli elementi più del necessario". Il termine rasoio si riferisce all'atto di grattare via le assunzioni non strettamente necessarie per spiegare un dato fenomeno.
- Si può stampare questa guida come utile prontuario per l'utente di Arch Linux.
- Se si desidera aggiungere qualcosa a questo wiki, si prega di includere il "Perchè" e il "Come", in modo appropriato. La migliore documentazione insegna come fare ma anche il perché!
- Il wiki di Arch è un'ottima risorsa e dovrebbe essere consultata per ogni problema prima di tutto; Sono disponibili anche IRC e i forum, nel caso in cui non fosse possibile trovare una risposta.
Benvenuto in Arch! Ora cominciamo.
Questa guida è strutturata in 4 parti principali:
Parte I: Installare il sistema di base
Parte II: Configurare e aggiornare il sistema
Parte III: Installare X e configurare ALSA
Parte IV: Installare e configurare un ambiente Desktop
Parte I: Installare il Sistema di Base
Il sistema Arch Linux di base è un sistema utilizzabile da linea di comando (senza interfaccia grafica) e composto principalmente di kernel Linux, GNU toolchain (compilatore, assembler, linker, librerie, shell e alcuni servizi utili) e alcune librerie e moduli. A questo sistema di base andranno poi aggiunte le parti che si desidera.
Il modo più semplice per installare Arch Linux consiste nell'usare il sistema live Arch Linux il quale, oltre ad essere utilizzabile come sistema di ripristino o per vari altri scopi, dispone anche dell'installatore per installare il sistema operativo nella macchina.
Ottenere il più recente supporto per l'installazione
Dalla pagina di download è possibile scaricare la versione 2009.02 dell'immagine del sistema live, che include il kernel 2.6.28 e la possibilità di usare il filesystem ext4.
Ci sono due tipi di immagine, la FTP e la Core, entrambe installano un sistema operativo Arch Linux di base. L'immagine FTP contiene il sistema live ma non contiene nessun pacchetto da installare. I pacchetti necessari all'installazione verranno invece scaricati tutti da internet durante l'installazione stessa, ottenendo in questo modo un sistema già completamente aggiornato; consigliato per chi ha una connessione veloce ed è capace di configurarla da linea di comando (una scheda di rete in una LAN si configura facilmente, una scheda wifi o un modem ADSL USB possono presentare difficoltà). L'immagine Core contiene sia il sistema live che i pacchetti per installare il sistema di base, aggiornati però alla data di rilascio del supporto d'installazione (quindi il sistema appena installato sarà già da aggiornare). Consigliato a chi vuole installare subito il sistema, in assenza di collegamento a Internet.
Ognuna delle due versioni è poi disponibile sia come immagine ISO da masterizzare su cd, sia come immagine da scrivere su memoria flash USB.
Installer su CD
Masterizzare la iso su un CD col proprio programma preferito, e procedere con Avviare l'installer Arch Linux.
Installer su Memoria Flash USB
Inserire una chiavetta USB vuota (ne basta una da 512MB), determinare il percorso (/dev/sdx), assicurarsi che le partizioni presenti nella chiavetta siano smontate e scrivere l'immagine così:
# dd if=/percorso/archlinux-*.img of=/dev/sdx
dove if= è il percorso del file immagine (in formato .img) e of= è il file di dispositivo della chiavetta USB. Assicurarsi di usare /dev/sdx (l'intero dispositivo) e non /dev/sdx1 (una sua partizione). In questo modo la tabella delle partizioni del dispositivo verrà sovrascritta, quindi tutti i dati precedentemente presenti nella chiavetta verranno persi.
Controllo md5sum (opzionale):
Annotare il numero di blocchi letti e scritti, quindi eseguire il seguente controllo:
dd if=/dev/sdx count=number_of_records status=noxfer | md5sum
Il risultato dovrebbe essere identico a quello restituito da md5sum usato sull'immagine CD scaricata, ed entrambi dovrebbero concordare con quello presente nel file md5sum reperibile nel sito Internet della distribuzione.
Avviare l'installer
Inserire il CD oppure la chiave USB e avviare il pc. A seconda delle impostazioni del BIOS, il computer potrebbe avviare automaticamente il sistema su CD o USB, oppure potrebbe essere necessario premere un tasto (generalmente Canc, oppure F1,F2,F11 o F12) durante l'accensione o cambiare direttamente l'ordine di avvio nel bios.
Dal menu di avvio scegliere «Boot Archlive». Se si presentano problemi relativi al disco rigido, riavviare e scegliere invece «Boot Archlive [legacy IDE]».
Il sistema live si avvierà e presenterà una schermata di login nella console virtuale numero 1. Sono disponibili sei console virtuali identificate da vc/1 a vc/6, ed è possibile spostarsi dall'una all'altra premendo una combinazione di tasti da ALT+F1 ad ALT+F6.
Login e Cambio della mappatura della tastiera
Loggarsi come 'root'.
Inizialmente è attiva la mappatura dei caratteri per una tastiera inglese. Per impostare la tastiera italiana scrivere:
km
e scegliere la mappatura i386/qwerty/it.map.gz. La scelta del font per la console si può tralasciare (<skip>).
In alternativa a km, si può usare direttamente il comando
loadkeys it
Documentazione
Questa guida è disponibile in inglese sul sistema live. Aprire il terminale virtuale 2 premendo <ALT>+F2 e fare:
# less /arch/beginnersguide.txt
Per tornare al terminale virtuale 1 e proseguire l'installazione premere <ALT>+F1. In qualunque momento dell'installazione si potrà tornare al terminale virtuale 2 per consultare la guida.
Iniziare l'installazione
Per far partire l'installazione:
/arch/setup
Selezionare una fonte per i pacchetti
Scegliere «0 Select Source» per scegliere da quale fonte reperire i pacchetti.
- Se si desidera scaricare i pacchetti da Internet per installare un sistema già aggiornato, scegliere «FTP/HTTP». È possibile configurare la propria rete in un'altra console virtuale o seguire la procedura guidata «0 Setup Network». Selezionare un'interfaccia di rete (se non è stata riconosciuta, aprire una seconda console virtuale, provare a caricare manualmente i driver corretti e riprovare). Se la propria rete dispone di un server DHCP, scegliere di usare DHCP per ottenere automaticamente gli indirizzi necessari, altrimenti si dovrà immettere manualmente indirizzo IP statico, netmask, broadcast, gateway, DNS e, se necessari, HTTP proxy e FTP proxy. Infine, verrà presentato un quadro generale per controllare le voci immesse. Per istruzioni più dettagliate sulla connessione a Internet, consultare più sotto nella guida la sezione «Configurare la rete». Scegliere la voce «1 Choose Mirror» e selezionare un server in uno Stato vicino, per esempio ftp://mi.mirror.garr.it che si trova direttamente in Italia.
- Se si usa l'immagine CORE o comunque si dispone già dei pacchetti per l'installazione, scegliere "CD-ROM or OTHER SOURCE" e selezionare il dispositivo o la fonte adeguata.
Preparare il Disco Rigido
Prima di procedere in un'operazione così delicata, si ritiene opportuno fornire informazioni generali riguardo le partizioni, la gerarchia di file UNIX e i filesystem. Se si conosce già la teoria, è possibile saltare alla sezione "Partizionare il disco rigido".
Le partizioni
Una partizione è una porzione del dispositivo di archiviazione (disco rigido, memoria USB Flash, disco a stato solido SSD, ecc.) che viene vista dal sistema operativo come un dispositivo separato. Il sistema più usato su personal computer prevede 3 tipi di partizione: Primaria, Estesa e Logica.
Le partizioni primarie possono essere massimo 4. Se si desidera avere più di 4 partizioni, una partizione primaria deve essere impostata come partizione estesa, inutilizzabile per archiviare dati ma capace di contenere al suo interno le partizioni logiche.
Quando si partiziona un disco, le partizioni primarie (compresa l'eventuale partizione estesa) ricevono una numerazione da 1 a 4, mentre le eventuali partizioni logiche partono sempre dal numero 5. Se per esempio si crea una partizione primaria, una estesa e all'interno di questa due partizioni logiche, la primaria sarà sda1, l'estesa sda2 (inutilizzabile), le logiche sda5 e sda6.
I Filesystem
Un filesystem è, detta informalmente, un meccanismo con il quale i file sono scritti e organizzati su una partizione di un dispositivo di archiviazione. Invece, con "file system" (notare lo spazio) si indica in genere una struttura gerarchica imposta alle directory di un dato sistema e al loro contenuto. I sistemi Unix-like come Arch Linux seguono il Filesystem Hierarchy Standard (FHS). Pertanto, quando viene chiesto se si desidera creare un "filesystem" su una partizione, viene chiesto se si desidera formattare la partizione e ricrearla in un "formato" a scelta (ext3, fat, reiserfs ecc.). Ma quando viene chiesto un punto di mount, si sta chiedendo dove risiederà (in quale directory) una data partizione nel "file system" (gerarchia di directory) di Arch Linux.
Non esiste il filesystem migliore in assoluto, ognuno può essere ottimizzato per un certo uso e perdere colpi per un uso differente. Di seguito è riportata una breve panoramica sui filesystem supportati.
- ext2 Second Extended Filesystem- È il vecchio filesystem GNU/Linux. Veloce e molto stabile, ma senza supporto al journaling. Un filesystem ext2 può facilmente essere convertito in ext3. Generalmente è una buona scelta per /boot.
- ext3 Third Extended Filesystem- Essenzialmente è il sistema ext2, ma col supporto per il journaling. Ext3 è completamente compatibile con Ext2, perciò si può montarlo anche con CD di ripristino molto vecchi. Estremamente stabile, maturo e di gran lunga il più usato, supportato e sviluppato da GNU/Linux FS. Leggermente più lento di ext2 ed altri filesystem.
- ext4 Fourth Extended Filesystem- Evoluzione di ext3, introduce numerose migliorie e abbatte i limiti di ext3 per la dimensione del singolo file e dell'intera partizione e il limite per il numero di sottodirectory. Compatibile con i bootloader GRUB(>=0.97) e GRUB2.
- ReiserFS - il journaling FS ad alte prestazioni di Hans Reiser usa un metodo molto interessante di data throughput. ReiserFSè molto veloce, specialmente quando opera con molti file piccoli. ReiserFS è piuttosto ben affermato e stabile.
- JFS - è il journaling FS di IBM. JFS è piuttosto ben affermato, veloce e stabile.
- XFS - è un veloce journaling filesystem che è più adatto per file di grandi dimensioni, maggiori 1 GB; è più lento con piccoli file. Piuttosto stabile.
Schema di partizionamento e punti di montaggio nella gerarchia di file
Il processo di partizionamento del disco consiste nello scegliere quante partizioni creare, con quali filesystem formattarle e per quali scopi utilizzarle, in base alle proprie abitudini, alle esigenze e ai requisiti hardware.
Ci sono molti vantaggi nel distribuire le directory su più partizioni invece che tenerle tutte in una sola:
- Sicurezza: i filesystem possono essere configurati in /etc/fstab come 'nosuid', 'nodev', 'noexec', 'readonly', ecc.
- Stabilità: un utente, o un programma malfunzionante, può riempire completamente il filesystem di spazzatura se ne ha i permessi di scrittura. Programmi critici che risiedono in un filesystem differente non vengono interrotti.
- Velocità: un filesystem su cui viene scritto di frequente può diventare frammentato. (Un buon metodo per evitare la frammentazione è assicurarsi che ogni filesystem non sia mai in pericolo di essere riempito completamente.) Filesystem separati non vengono compromessi e possono essere comunque deframmentati separatamente.
- Integrità: Se un filesystem viene danneggiato, filesystem separati non vengono compromessi.
- Versatilità: Condividere dati fra vari sistemi diventa più comodo usando filesystem indipendenti. Inoltre possono essere scelti tipi di filesystem differenti in base alla natura dei dati e all'utilizzo.
Alcune directory che possono risiedere in partizioni separate:
/ (root) La directory radice sta in cima alla gerarchia di file nei sistemi Unix, pertanto un sistema Unix deve avere minimo una partizione e questa partizione deve contenere la directory radice. Tutti gli altri file e directory appaiono all'interno di questa directory, anche se fisicamente possono trovarsi in altre partizioni, altri dispositivi o altri computer. Soltanto le directory /bin, /dev, /etc, /lib, /proc, /sbin e i loro contenuti sono vincolate a risiedere nella stessa partizione della directory radice, perchè sono indispensabili per avviare, ripristinare, recuperare, e/o riparare il sistema anche in caso non si riesca a montare eventuali altre partizioni. Una scelta sicura per la partizione radice è Ext3.
/boot Questa directory contiene i kernel (ed eventuali immagini ramdisk associate) e i file necessari al bootloader per avviare il sistema. Contiene anche dati usati prima che il kernel esegua programmi in spazio utente. Può avere una dimensione ridotta, anche di 32MB, ma se si prevede di usare diversi kernel o di condividerla con altri sistemi operativi che installeranno i loro kernel, bisogna aumentare la dimensione in proporzione. Ext2, Ext3, Reiserfs, XFS e JFS vanno ugualmente bene dal momento che il bootloader GRUB (verrà installato più avanti) può avviare da tutti questi.
/home Al suo interno è presente una directory per ogni utente, in cui vengono salvati i dati personali e le configurazioni personalizzate. Si può scegliere, una volta dimensionate le altre partizioni, di lasciare il resto dello spazio a questa partizione in modo che ogni utente abbia ampio spazio nella propria cartella personale; o per esempio si può creare un'altra partizione più grande per i file condivisi tra gli utenti (file scaricati, immagini, video, ecc), da montare in /media.
/usr Contiene la maggior parte delle applicazioni utente, il suo contenuto è in sola lettura (tranne in caso di aggiornamento del parco applicazioni) e può essere condiviso fra più macchine. Se si intende usare un ambiente Desktop completo (comprensivo di suite per l'ufficio, la posta, internet, ecc), è meglio prevedere almeno 6GB per questa partizione.
/tmp I programmi che hanno bisogno di file temporanei usano questa directory. Da dimensionare a seconda degli usi (programmi per l'editing audio o video hanno bisogno di molto spazio in questa directory).
/var Contiene dati di sistema variabili, come log di sistema, l'albero ABS, dati sulle connessioni bluetooth, ecc. Il filesystem /var conterrà, fra l'altro, la cache di pacman. Mantenere i pacchetti nella cache è utile poiché consente il downgrade dei pacchetti, se necessario. Col passare del tempo la cache può crescere di dimensioni ma può essere periodicamente pulita. Dal momento che /var contiene molti file di piccole dimensioni, si può anche usare un filesystem ottimizzato apposta.
Swap La memoria di swap è uno spazio sul disco rigido (può essere un file o una partizione) che viene trattata come ram virtuale, aumentando quindi la ram totale a disposizione del sistema. Rispetto alla RAM reale, la swap è molto più lenta, di conseguenza il sistema cerca di usarla il meno possibile. In generale, su macchine fino a 512MB di RAM, una swap grande il doppio della RAM è di solito più che sufficiente. Su macchine con 1GB RAM, un gigabyte di swap è in genere sufficiente. Se si dispone di più di 1GB di RAM può essere possibile rinunciare completamente alla partizione di swap, ma se si vuole usare la sospensione su disco è necessaria una swap pari almeno alla dimensione della RAM più un 10-15% (per evitare problemi legati a possibili settori danneggiati).
Partizionare il disco rigido
Il menu "Prepare Hard Drive" offre due opzioni (le prime due) per partizionare il disco rigido.
- Auto-Prepare (erases the ENTIRE hard drive): cancella un intero disco, quindi è utile solo se si vuole eliminare qualunque sistema operativo e qualunque altro dato preesistente nel disco; il disco viene poi diviso in quattro partizioni:
- partizione ext2 per la /boot da 32MB. Verrà chiesto di modificare la dimensione.
- partizione swap da 256MB. Vi verrà chiesto di modificare la dimensione.
- Partizione separata per / e per /home, (la dimensione può anche essere specificata). È possibile scegliere tra ext2, ext3, ReiserFS, XFS e JFS, ma nota che sia / che /home devono condividere lo stesso tipo di fs condizione necessaria per usare Auto Prepare.
- Tenere bene in conto che Auto-prepare cancella completamente il disco rigido scelto. Attenzione. Leggere l'avviso presentato con molta attenzione e assicurarsi di partizionare il dispositivo corretto.
- Partition Hard Drives: avvia il programma cfdisk per un partizionamento manuale, più elaborato e personalizzato per le proprie esigenze.
Esempio di utilizzo di cfdisk
Cominciare creando la partizione primaria che conterrà la directory radice "/": scegliere New -> Primary e immettere la dimensione desiderata per la partizione di root. Inserire la partizione all'inizio del disco. Scegliere come tipo di partizione (alla voce Type) '83 Linux'. La partizione creata apparirà come sda1 nel nostro esempio.
Creare una partizione primaria per /var, dandole ancora come tipo '83 Linux'. Questa partizione apparirà come sda2.
Creare adesso una partizione per la swap, specificando come tipo '82 Linux swap / Solaris'. Questa partizione apparirà come sda3.
Per ultimo, creare una partizione per la /home directory. Scegliere ancora una partizione primaria di tipo '83 Linux' e impostare la dimensione desiderata. Questa partizione apparirà come sda4.
Esempio:
Name Flags Part Type FS Type [Label] Size (MB) ------------------------------------------------------------------------- sda1 Boot Primary Linux 15440 sda2 Primary Linux 6256 sda3 Primary Linux swap / Solaris 1024 sda4 Primary Linux 140480
Scegliere Write e digita 'yes'. Attenzione, questa operazione distruggerà i dati sul disco. Scegliere Quit per abbandonare il partizionatore. Scegliere Done per abbandonare questo menù e continuare con "Set Filesystem Mountpoints"
Selezionare i Pacchetti
Selezionare ora alcuni pacchetti da installare. Scegliere CD come sorgente e selezionare il drive cd appropriato, se ce n'è più d'uno.
La categoria base è già selezionata. Se si desidera installare subito anche vari strumenti per la compilazione, selezionare anche base-devel. Nella schermata successiva, eventualmente e solo se si sa cosa si sta facendo, è possibile affinare la selezione dei pacchetti base aggiungendone o togliendone qualcuno in base alle proprie esigenze, per esempio i driver per la scheda di rete wifi.
Installare i Pacchetti
Questo è un lavoro facile perchè tutto si svolge automaticamente. Andare a prendere un caffè e attendere la fine dell'installazione (premere continue se necessario).
Configurazione iniziale
La configurazione di Arch Linux è per la maggior parte manuale, al fine di ottenere trasparenza e controllo sulle risorse di sistema. Potrebbe sembrare un lavoro difficile o inutile (altre distribuzioni dispongono di procedure più automatizzate) ma una volta finito di modificare questi file per le vostre esigenze specifiche, avrete imparato il semplice metodo della configurazione manuale di Arch Linux e sarete diventati più familiari con la struttura di base e più preparati a usare e gestire produttivamente il nuovo sistema.
Ora verrà chiesto quale editor di testo si desidera utilizzare tra nano (raccomandato) e vim.
Nota sull'editor di testo «nano»
Per selezionare un testo, premere una volta ALT+A e muoversi con i tasti freccia. Per copiare il testo selezionato, premere ALT+SHIFT+ì, per tagliarlo premere CTRL+K, per incollarlo CTRL+U. Una volta modificato il file di testo, premere CTRL+O per salvarlo (occorre premere invio per confermare il nome del file) e premere CTRL+X per uscire dall'editor.
Verrà presentato un menu tra cui i principali file di configurazione per il nuovo sistema.
/etc/rc.conf:
Seguendo la tradizione *BSD, Arch Linux utilizza /etc/rc.conf e i file associati come principale centro di configurazione del sistema. Questi file contengono una vasta gamma di informazioni di configurazione, principalmente utilizzati all'avvio del sistema.
- sezione LOCALIZATION
- LOCALE=: imposta la lingua per tutte le applicazioni che rispettano i18n. Per impostare l'italiano: "it_IT.utf8"; per conoscere i codici lingua installati nel proprio pc: 'locale -a' in un terminale.
- HARDWARECLOCK=: UTC (orario universale), oppure localtime (preso dalla scheda madre).
- TIMEZONE=: "Europe/Rome"
- KEYMAP=: "it"
- CONSOLEFONT=: i font per la console si trovano sotto /usr/share/kbd/consolefonts/. Può essere lasciato vuoto.
- CONSOLEMAP=: le mappature tasti-caratteri per la console si trovano in /usr/share/kbd/consoletrans. Può essere lasciato vuoto.
- USECOLOR=: selezionare "yes" se si dispone di un monitor a colori e si desidera avere i colori nella console.
LOCALE="it_IT.utf8" HARDWARECLOCK="localtime" TIMEZONE="Europe/Rome" KEYMAP="it" CONSOLEFONT= CONSOLEMAP= USECOLOR="yes"
- sezione HARDWARE
- MOD_AUTOLOAD=: impostarlo su "yes" per far caricare automaticamente i driver appropriati per l'hardware in uso, tramite udev (scelta raccomandata se si usa il kernel fornito da Arch Linux). Impostandolo su "no" dovranno essere specificati manualmente i moduli da caricare in avvio (utile se si compila un kernel personalizzato).
- MOD_BLACKLIST=: deprecato, usare la linea MODULES= (qui di sotto) per specificare i moduli da non caricare.
- MODULES=: forza il caricamento (o il non caricamento) di un modulo del kernel. Utile nei casi in cui un modulo non venga caricato automaticamente, o venga caricato un modulo sbagliato, o si desideri disabilitare moduli specifici (per esempio il modulo per l'IPv6 o il driver per l'altoparlante incorporato) o abilitarli (per esempio kvm per la macchina virtuale). Per forzare il non caricamento bisogna mettere un punto esclamativo davanti al modulo.
# Scan hardware and load required modules at boot MOD_AUTOLOAD="yes" # Module Blacklist - Deprecated MOD_BLACKLIST=() # MODULES=(fuse kvm !net-pf-10 !pcspkr)
- sezione NETWORKING: configurazione per connettere il computer a una rete durante l'avvio del sistema (mediante lo script d'avvio «network»). Se si prevede di installare un ambiente desktop (vedere più sotto) che usa un proprio gestore delle connessioni (per esempio NetworkManager o Wicd), si può saltare questa sezione. È comunque necessario specificare subito HOSTNAME.
- HOSTNAME=: nome per il computer, appare sulla console e può essere usato per identificare il computer in una rete locale.
- eth0=: configurazione dell'interfaccia di rete eth0. Se la propria rete LAN usa il DHCP, impostare "dhcp". Se si usano invece indirizzi IP statici, impostare la linea come si farebbe usando manualmente ifconfig (vedere l'esempio più sotto).
- INTERFACES=: Specifica quali interfacce di rete verranno attivate all'avvio del sistema se nella lista DAEMONS è presente "network" (vedere più sotto).
- gateway=: Se si usa un IP statico, settare l' indirizzo IP del gateway come si farebbe usando manualmente route (vedere l'esempio più sotto). Se si usa il DHCP si può ignorare questa variabile (alcuni utenti hanno segnalato la necessità di definirla comunque).
- ROUTES=: Se si usa un IP statico, rimuovere ! davanti a 'gateway', di modo che venga attivato il gateway definito alla riga precedente. Se si usa il DHCP si può lasciare il ! davanti a 'gateway' (alcuni utenti hanno segnalato la necessità di definirla comunque, in caso di malfunzionamenti della rete si può quindi provare a ridefinire queste variabili).
Esempio, usando DHCP:
HOSTNAME="arch" #eth0="eth0 192.168.0.2 netmask 255.255.255.0 broadcast 192.168.0.255" eth0="dhcp" INTERFACES=(eth0) gateway="default gw 192.168.0.1" ROUTES=(!gateway)
- sezione DAEMONS
Questo elenco contiene i nomi degli script (presenti in /etc/rc.d/) da eseguire all'avvio del sistema, nell'ordine in cui verranno eseguiti.
DAEMONS=(@network syslog-ng netfs crond)
- un punto esclamativo davanti a uno script ne impedisce l'esecuzione.
- una chiocciola @ davanti a uno script ne forza l'esecuzione in background, in modo che lo script successivo non ne attende il completamento (utile per migliorare il tempo di avvio, ma da usare con cautela in quanto uno script potrebbe dipendere dalla corretta conclusione di uno script precedente).
- è necessario modificare questo elenco ogni volta che viene installato un nuovo servizio di sistema, se si desidera che tale servizio venga attivato all'avvio del sistema (per esempio il demone Hal).
Questo sistema di inizializzazione in stile BSD è il metodo Arch di gestire ciò che altre distribuzioni gestiscono con vari link alla directory /etc/init.d.
DEMONI
Un demone (daemon in inglese, da disk and execution monitor) è un programma che viene eseguito in background, rimane in attesa di eventi e fornisce servizi. Un buon esempio è HAL, che intercetta eventi come il collegamento di un dispositivo al computer (chiavetta usb, mouse o tastiera usb, fotocamera, monitor, batteria, cavo della corrente o qualunque altro dispositivo) e li notifica sul bus di sistema Dbus (un altro demone). Xorg (il server grafico di Arch, vedi più sotto) fa affidamento su HAL per riconoscere mouse e tastiera, altrimenti questi non funzioneranno. Altri esempi: un demone che, su richiesta, scrive messaggi in un file di log (e.g. syslog, metalog), un demone che abbassa la frequenza della cpu se il sistema non ha niente da fare o un demone che fornisce un login grafico (e.g. gdm, kdm).
Tutti questi programmi possono essere aggiunti alla linea daemons e verranno eseguiti all'avvio del sistema. Demoni utili saranno presentati nel corso di questa guida.
/etc/fstab
Il file /etc/fstab (che sta per file systems table) permette di specificare regole particolari per il montaggio di dispositivi di memoria. È usato principalmente dal comando mount, il quale rende disponibile il contenuto di un filesystem "montandolo sopra" una directory già presente nel sistema. Il comando mount -a
è richiamato dallo script di avvio /etc/rc.sysinit, a circa 3/4 del processo di avvio, e monta tutti i dispositivi presenti in fstab (tranne quelli con l'opzione noauto) usando le relative opzioni e punti di montaggio.
Ecco un file /etc/fstab di esempio:
# <file system> <dir> <type> <options> <dump> <pass> none /dev/pts devpts defaults 0 0 none /dev/shm tmpfs defaults 0 0 #/dev/cdrom /media/cdrom auto ro,user,noauto,unhide 0 0 #/dev/dvd /media/dvd auto ro,user,noauto,unhide 0 0 #/dev/fd0 /media/fl auto user,noauto 0 0 /dev/disk/by-uuid/0ec-933.. / jfs defaults,noatime 0 1 /dev/disk/by-uuid/7ef-223.. /home jfs defaults,noatime 0 2 /dev/disk/by-uuid/530-1e-.. swap swap defaults 0 0 /dev/disk/by-uuid/4fe-110.. /var reiserfs defaults,noatime,notail 0 2 UUID=077ff7b4-d2c1-460c-80ea-530969831aa0 /media/dati ext4 defaults,noatime 0 0 LABEL=VIDEO /media/video ext4 defaults,noatime 0 0
- Il primo campo, <file system>, indica il filesystem da montare. È possibile specificare l'UUID (Universally Unique IDentifier) della partizione, il file di dispositivo della partizione, la LABEL della partizione, oppure il percorso per i filesystem remoti.
Il comando
ls -lF /dev/disk/by-uuid/
visualizzerà tutte le partizioni del sistema con i loro UUID.
- Il secondo campo, <dir>, indica la directory (mount point) su cui verrà montato il filesystem. Per la partizione di swap bisogna mettere 'swap' (le partizioni swap di fatto non vengono montate sul filesystem).
- Il terzo campo, <type>, indica il tipo di filesystem. Il kernel Linux supporta molteplici tipi di filesystem. (per una lista dei filesystem supportati dal kernel in uso, dare un occhiata a /proc/filesystems). Per la partizione di swap va usato 'swap'. Il valore 'ignore' invece fa sì che la partizione non venga considerata; è utile per mostrare dischi che non vengono utilizzati.
- Il quarto campo, <options>, descrive le opzioni di montaggio, separate da virgola, per il filesystem di riferimento. Di solito include il tipo di montaggio più altre eventuali opzioni che possono differire in base al tipo di filesystem utilizzato. Per ulteriore documentazione sulle opzioni disponibili per filesystem che non siano di tipo nfs, far riferimento alla pagina man del comando mount.
- Il quinto campo, <dump>, stabilisce se dump (non installato di default) deve gestire il backup della partizione. Se il quinto campo non è presente, di default gli verrà assegnato il valore zero e dump assumerà che il filesystem non necessita di backup.
- Il sesto campo, <pass>, è utilizzato dal programma fsck per determinare l'ordine col quale i filesystem devono essere controllati al boot del sistema. Il filesystem di root dovrebbe essere contrassegnato col valore pass di 1, mentre tutti gli altri dovrebbero avere il valore 2 o 0 (o nessun valore), a seconda se debbano essere controllati oppure no. I filesystem presenti su uno stesso disco verranno controllati uno ad uno, mentre filesystem posti su dischi differenti verranno controllati contemporaneamente per sfruttare il parallelismo disponibile dall'hardware.
- Se si ha intenzione di usare un ambiente Desktop che gestisce automaticamente il montaggio di supporti come i DVD o particolari partizioni, si possono commentare le righe che vi fanno riferimento.
Ulteriori informazioni sono disponibili nel wiki Fstab dedicato.
/etc/mkinitcpio.conf
Modificare questa configurazione non è necessario a questo punto della installazione: queste informazioni sono fornite qui a titolo di spiegazione.
Questo file permette di configurare a puntino il cosiddetto initial ram filesystem o initrd, cioè un immagine g-zippata che caricata all'avvio dal kernel, permette di portare il sistema in uno stato dove può correttamente accedere al filesystem di root; ciò significa che l'initrd permette di caricare correttamente i moduli necessari per leggere dalle unità IDE, SCSI o SATA (o anche USB/FW se state caricando un sistema da un disco USB). Dopo che initrd ha caricato correttamente i moduli (sia in maniera manuale, sia tramite udev), esso passa il controllo del sistema al kernel vero e proprio, e la fase di boot continua. Per questa ragione, l'initrd necessita solo di contenere i moduli necessari ad accedere al filesystem di root, non necessita di contenere qualsiasi modulo vogliate voi caricare effettivamente nel sistema. La maggioranza dei moduli generici verranno poi caricati in un momento successivo da udev, durante il caricamento vero e proprio del sistema.
mkinitcpio è la nuova generazione dell'utility per la creazione dell'initramfs. Esso possiede molti vantaggi rispetto ai vecchi scripts mkinitrd e mkinitramfs.
- Usa klibc e kinit che sono sviluppati dagli sviluppatori del kernel in maniera da fornire una piccola e leggera base per l'userspace iniziale.
- Può utilizzare udev per il riconoscimento automatico dell'hardware, ciò evita all'utente di dover caricare tonnellate di moduli non necessari.
- Il suo script di inizializzazione basato sui cosiddetti hooks è facilmente estendibile con degli hooks personalizzati, che possono facilmente essere inclusi i pacchetti per pacman senza la necessità di modificare lo stesso mkinitcpio.
- Fornisce già supporto a lvm2, dm-crypt per entrambi i volumi legacy e luks, raid, swsusp e suspend2 riesumazione e boot da periferiche usb mass storage.
- Molte caratteristiche possono essere configurate dalla linea di comando del kernel senza dover ricompilarne l'immagine.
- Lo script mkinitcpio rende possibile l'inclusione dell'immagine nel kernel stesso, così da rendere la creazione di un kernel incluso in sè stesso (monolitico?) possibile.
- La sua flessibilità rende la ricompilazione del kernel in molti casi non necessaria.
mkinitcpio è sviluppato da Aaron Griffin e Tobias Powalowski con un po' di aiuto dalla comunità.
/etc/modprobe.conf
Non è necessario modificare questo file nello stesso momento.
- modprobe.conf può essere usato per impostare particolari opzioni di configurazione per i moduli del kernel.
/etc/resolv.conf (per IP statico)
Il file /etc/resolv.conf contiene i DNS (Domain Name Server), cioè l'indirizzo IP da contattare per convertire il nome di un sito nel corrispondente indirizzo IP. Questo file viene sovrascritto di volta in volta dal programma che si occupa della connessione (pppd, NetworkManager, DHCP o altri), ma se si usa una configurazione statica, per esempio in una LAN, si può impostare manualmente uno o più server dns:
nameserver 208.67.222.222 # Server OpenDNS funzionante nameserver 208.67.220.220 # Server OpenDNS funzionante
In una LAN con DHCP è possibile specificare i server DNS nel router stesso, e semplicemente inserire nel file resolv.conf l'indirizzo IP del router (che è anche il proprio gateway da /etc/rc.conf), e.g.:
nameserver 192.168.1.1
per fare ciò bisogna anche configurare il proprio client DHCP perchè non chieda i DNS durante la connessione.
/etc/hosts
Questo file mantiene alcune corrispondenze fra indirizzi IP e relativi nomi.
Aggiungere l'hostname definito prima in rc.conf come nel seguente esempio:
127.0.0.1 localhost.localdomain localhost miohostname
Questo formato è richiesto per la compatibilità dei programmi che usano la rete per dialogare con altre parti del sistema operativo.
Se si usa un IP statico in una rete locale, aggiungere una nuova linea <static-ip> hostname.domainname hostname, p. es.
192.168.1.100 miohostname.domain.org miohostname
64.233.169.103 www.google.com g 192.168.1.90 media 192.168.1.88 dataè possibile in questo modo scrivere semplicemente g nella barra degli indirizzi del proprio browser per aprire il sito www.google.com, e media o data per accedere ai computer nella propria rete senza doversi ricordare i rispettivi indirizzi ip.
/etc/hosts.deny e /etc/hosts.allow
Modifica questi file di configurazione a seconda delle tue necessità se hai intenzione di utilizzare il demone ssh. Le impostazioni predefinite rifiuteranno ogni connessione in entrata, non solo tramite ssh. Modifica il tuo /etc/hosts.allow e aggiungi i parametri corretti:
- permetti a chiunque di connettersi al tuo sistema
sshd: ALL
- restringi le connessioni a determinati IP
sshd: 192.168.0.1
- oppure restringi le connessioni a determinati intervalli di IP
sshd: 10.0.0.0/255.255.255.0
Se non hai intenzione di utilizzare il demone ssh lascia questo file come di default, per una maggiore sicurezza.
/etc/locale.gen
Il file di configurazione «/etc/locale.gen» viene letto dal programma /usr/bin/locale-gen durante l'installazione del sistema operativo e dopo ogni aggiornamento del pacchetto glibc per rigenerare i "locale", in modo che tutte le applicazioni che sfruttano questo sistema possano usare la stessa lingua e i simboli specifici della lingua.
Scegliere i locale che servono, rimuovendo il prefisso # dalla linea desiderata (scegliere perlomeno lo stesso locale specificato nel file /etc/rc.conf). Esempio:
en_US ISO-8859-1 en_US.UTF-8 it_IT.UTF-8 UTF-8 it_IT ISO-8859-1 it_IT@euro ISO-8859-15
root password
Per finire impostare una password per l'utente root e assicurarsi di ricordarla in futuro.
Installare un bootloader
Il boot loader è un programma che viene avviato dal bios e avvia a sua volta un sistema operativo fra quelli disponibili. Se è già presente un bootloader nel sistema (installato da un'altra distribuzione GNU/Linux) allora non c'è bisogno di installarne un altro ma è sufficiente modificare la configurazione di quello esistente per aggiungere la voce per Arch Linux. Se non è presente nessun bootloader (perchè l'intero disco è stato formattato) o è presente il bootloader di Microsoft Windows (incompatibile con sistemi GNU/linux) sarà necessario installarne uno nuovo. Si consiglia di installare GNU GRUB (un'alternativa è LILO).
GRUB
La configurazione di GRUB proposta (/boot/grub/menu.lst) dovrebbe essere sufficiente. La sola cosa che si potrebbe modificare è la risoluzione della console. Aggiungere un vga=<numero> alla prima linea del kernel.
title Arch Linux (Main) root (hd0,0) kernel /boot/vmlinuz26 root=/dev/sda1 ro vga=773 initrd /boot/kernel26.img
title: Il nome a piacere che verrà visualizzato nel menu d'avvio.
root: La partizione nella quale si trovano il kernel e l'eventuale immagine initrd.
kernel: Il percorso (nella partizione indicata prima) in cui si trova il kernel, ed eventuali parametri da passare al kernel. Il parametro root= specifica la partizione in cui si trovano i file di avvio per il sistema (in genere è la stessa che poi verrà montata come directory radice del sistema). Il parametro ro indica che per svolgere le operazioni di avvio la partizione di root va montata in sola lettura (poi verrà rimontata in lettura-scrittura). Il parametro vga=773 assegna un framebuffer 1024x768 con color depth 256.
initrd: Il percorso (nella partizione indicata prima) in cui si trova l'immagine del ramdisk iniziale.
Per ulteriori informazioni consultare l'articolo su GRUB.
Riavvio
Uscire dall'installazione e digitare reboot.
Se tutto va bene, il nuovo sistema Arch Linux verrà caricato e al termine comparirà una riga di login (è possibile ora cambiare nel BIOS l'ordine di avvio per avviare dal disco rigido invece che dal CD-ROM).
Congratulazioni, e benvenuti nel sistema base di Arch Linux!
Parte II: Configurare e aggiornare il sistema
Il nuovo sistema di base Arch Linux è ora un funzionale sistema operativo GNU/Linux pronto per essere personalizzato. A partire da questo elegante set di strumenti sarà possibile costruire il sistema più adatto ai propri scopi.
Autenticarsi (login) con l'account root. Vedremo come configurare la connessione a Internet e come aggiornare il sistema da utente root, poi aggiungeremo un utente normale per l'uso quotidiano del computer.
Configurare la rete
Affinchè la connessione a Internet funzioni è necessario che una interfaccia di rete abbia un indirizzo ip, che sia previsto un instradamento predefinito (default gateway) per i pacchetti e che sia previsto un server dei nomi di dominio (DNS) da contattare.
Per sapere quali interfacce di rete sono attualmente attive:
ifconfig
lo è un'interfaccia virtuale che non serve per la connessione a Internet.
Di seguito una breve introduzione alla configurazione della rete. Per ulteriori informazioni consultare l'articolo specifico per le reti.
Testare la rete
Un semplice test per verificare se il collegamento a Internet funziona consiste nel "pingare" un sito noto:
ping -c 3 www.google.com
Se non vengono restituiti errori, allora la rete funziona correttamente.
Se invece viene segnalato un errore "unknown host", allora probabilmente i DNS non sono configurati a dovere. Aprire «/etc/resolv.conf» e controllare.
Se viene segnalato un errore "host unreachable", allora probabilmente l'instradamento predefinito dei pacchetti non è configurato bene. Usare il comando route per risolvere il problema.
Rete locale
Per visualizzare tutte le interfacce di rete presenti nel proprio pc:
ifconfig -a
Se si possiede una scheda di rete ethernet, dovrebbe comparire un'interfaccia eth0. Collegare il cavo di rete e passare al paragrafo «Assegnare l'indirizzo IP».
Se si possiede una scheda di rete wifi, l'interfaccia potrebbe chiamarsi eth1, wlan0, ath0 o altro a seconda del driver e del chip usati. Prima di assegnare un indirizzo a questa interfaccia di rete è necessario associare il proprio computer alla rete wifi desiderata.
- Assicurarsi che la scheda wireless sia riconosciuta e accesa (i portatili hanno un apposito interruttore per spegnerla e risparmiare batteria); per avere un riscontro:
iwconfig
se di fianco al nome dell'interfaccia compare scritto "radio off", allora il dispositivo è spento. Se non compare nessuna interfaccia, consultare la guida Configurazione Wireless.
- Specificare i parametri per associare il proprio pc alla rete wireless:
# iwconfig ath0 essid MiaReteWireless mode managed key 0241baf34c
la chiave (key) si riferisce alla chiave wep in formato esadecimale (per usare il formato alfanumerico, anteporre s: alla chiave). Per l'autenticazione WPA, consultare la relativa guida. Se la rete non usa alcuna protezione, omettere il parametro key. Per approfondimenti, consultare la guida Configurazione Wireless.
#ifconfig ath0 up
Assegnare l'indirizzo IP
IP statico
Se si possiede una rete casalinga con router, in genere conviene disabilitarne il server dhcp e assegnare degli indirizzi IP statici ai computer in questo modo:
ifconfig interfaccia indirizzo_IP netmask maschera_di_sottorete
Per scegliere l'indirizzo_IP bisogna sapere quale indirizzo IP è preimpostato nel router e che maschera di sottorete usa (in genere è scritto nel suo manuale). Se per esempio il router usa l'indirizzo 192.168.1.1 e la maschera di sottorete predefinita è 255.255.255.0, allora per i computer della rete si potranno scegliere indirizzi del tipo 192.168.1.X, con X scelto a piacere nell'intervallo da 2 a 254. La maschera di sottorete deve coincidere con quella usata dal router.
Per raggiungere Internet, i dati inviati dal computer devono ovviamente passare per il router, cioè l'instradamento predefinito dei pacchetti è verso l'indirizzo IP del router, che assume la funzione di "default gateway":
route add default gw indirizzo_IP_del_router
Controllare se /etc/resolv.conf contiene il server dns e aggiungerlo se manca. Controllare di nuovo la rete con ping -c 3 www.google.it. Se si desidera avviare questa connessione all'avvio del sistema, adattare /etc/rc.conf come descritto nella sezione 2.9.2 (NETWORKING ->IP statico).
IP dinamico
Se la rete a cui ci si vuole connettere dispone di un server DHCP per l'assegnamento dinamico degli IP, provare:
dhcpcd eth0
Se si desidera avviare questa connessione all'avvio del sistema, adattare /etc/rc.conf come descritto nella sezione 2.9.2 (NETWORKING -> IP dinamico).
Modem analogico
Per poter usare un modem Hayes-compatibile, esterno, analogico, bisogna aver installato almeno il pacchetto ppp. Modificare il file /etc/ppp/options per adattarlo alle proprie esigenze e seguendo la pagina man di pppd (man pppd). Bisogna definire uno script di chat per fornire username e password all'ISP una volta stabilita la connessione iniziale. Le pagine man di pppd e chat forniscono esempi che dovrebbero essere sufficienti per stabilire una connessione funzionante se si ha abbastanza esperienza o perseveranza. Con udev, le porte seriali in genere sono /dev/tts/0 and /dev/tts/1. Leggere il suggerimento Dialup without a dialer HOWTO
Invece di combattere con lo spartano pppd, si può scegliere di installare wvdial o uno strumento simile che semplifichi considerevolmente il processo di configurazione. Nel caso si usi un cosidetto WinModem, che è sostanzialmente una scheda interna PCI che che lascia al driver tutto il lavoro di modulazione/demodulazione, ci si può soffermare sull'ampia documentazione nella pagina principale di LinModem.
ISDN
La configurazione dell'ISDN è fatta in tre fasi:
- Installare e configurare l'hardware
- Installare e configurare le utilità ISDN
- Aggiungere le impostazioni per il proprio ISP
Il kernel di Arch include i moduli per la maggior parte degli apparecchi ISDN. Dopo aver installato fisicamente la scheda ISDN sulla macchina oppure collegato il box ISDN alla porta USB, si cercherà di caricare i moduli con modprobe. Quasi tutte le schede ISDN PCI passive sono gestite dal modulo isax che richiede due parametri; "type" e "protocol". Il protocollo dev'essere impostato a '1' se il proprio paese usa lo standard TR6, '2' se usa EuroISDN (EDSS1), '3' se si è agganciati ad una cosiddetta leased-line senza canale Delta, e '4' per US NI1.
I dettagli di tutte queste impostazioni e su come definirle sono inclusi nei sorgenti del kernel, subdirectory «Documentation/isdn», oppure sono disponibili online. Il parametro type dipende dalla scheda; una lista di tutti i possibili tipi si trova nel file README.HiSax. Scegliere la propria scheda e caricare il modulo con le opzioni appropriate in questo modo:
modprobe hisax type=18 protocol=2
L'esempio carica il modulo hisax per «ELSA Quickstep 1000PCI», che in Germania è usato col protocollo EDSS1. Si può trovare un utile rapporto di debug nel file /var/log/everything.log nel quale si vede come la scheda viene preparata per il funzionamento. Notare che probabilmente sarà necessario caricare alcuni moduli usb prima di poter utilizzare un adattatore USB ISDN esterno.
Verificato che la scheda funziona con determinate impostazioni, aggiungere le opzioni del modulo a /etc/modprobe.conf:
alias ippp0 hisax options hisax type=18 protocol=2
Alternativamente, si può aggiungere qui solo la linea delle opzioni, e aggiungere hisax all'array MODULES in rc.conf. Questa è una scelta personale, ma questo esempio ha il vantaggio che il modulo non verrà caricato finché non ce ne sarà veramente bisogno.
Fatto questo, si dovrebbe avere un hardware funzionante e supportato. Ora servono i programmi essenziali per poterlo usare effettivamente!
Installare il pacchetto isdn4k-utils e leggere la pagina man di isdnctrl per iniziare. Proseguendo nella pagina man si troveranno spiegazioni su come creare un file di configurazione che può essere analizzato da isdnctrl, così come alcuni utili esempi di configurazione. Notare che se si usa US NI1 bisogna aggiungere il proprio SPID all'impostazione dell'MSN separato da due punti.
Dopo aver configurato la scheda ISDN con l'utilità isdnctrl, si dovrebbe essere in grado di collegarsi al numero di telefono specificato nel parametro PHONE_OUT, senza però riuscire nell'autenticazione con nome utente e password. Per far questo è necessario aggiungere nome utente e password a /etc/ppp/pap-secrets o /etc/ppp/chap-secrets, a seconda del protocollo usato dal proprio ISP per l'autenticazione, come se si dovesse configurare una normale connessione analogica PPP. Nel dubbio inserire i dati in entrambi i file.
Se tutto è configurato correttamente, si dovrebbe essere in grado di stabilire una connessione dial-up con
isdnctrl dial ippp0
come utente root. Se ci sono problemi controllare i file di log!
DSL (PPPoE)
Queste istruzioni valgono solo se dovrà essere il proprio PC a controllare la connessione all'ISP.
Collegare con un cavo RJ-45 la propria scheda di rete ethernet al modem DSL. Installare il pacchetto rp-pppoe ed eseguire lo script pppoe-setup
per configurare la connessione. Una volta inseriti tutti i dati richiesti, ci si può connettere con
/etc/rc.d/adsl start
e disconnettere con
/etc/rc.d/adsl stop
La configurazione è generalmente piuttosto facile e lineare, però si possono leggere le pagine man per avere suggerimenti. Per connettersi automaticamente all'avvio aggiungere adsl alla lista DAEMONS nel file /etc/rc.conf.
La gestione dei pacchetti software
Il programma che gestisce i pacchetti software di Arch Linux si chiama Pacman. Pacman è veloce, semplice ed estremamente potente, permette l'installazione, la disinstallazione, il ripristino di versioni precedenti dei pacchetti (attraverso la cache), il trattamento dei pacchetti autocompilati, la risoluzione automatica delle dipendenze, ricerche da remoto e in locale, e molto altro. Pacman scarica ed installa i pacchetti dei programmi da repository remoti.
Pacman è la più importante tra le applicazioni di Arch Linux per la costruzione del sistema più adatto alle proprie esigenze.
Configurazione di pacman
Il file di configurazione di pacman /etc/pacman.conf è diviso in due sezioni: GENERAL OPTIONS e REPOSITORIES. La sezione GENERAL OPTIONS definisce le opzioni globali. Nella sezione REPOSITORIES, ogni sottosezione definisce un repository che pacman può utilizzare quando cerca dei pacchetti. Esempio:
#[testing] #Include = /etc/pacman.d/mirrorlist [core] # Add your preferred servers here, they will be used first Include = /etc/pacman.d/mirrorlist [extra] # Add your preferred servers here, they will be used first Include = /etc/pacman.d/mirrorlist [community] # Add your preferred servers here, they will be used first Include = /etc/pacman.d/mirrorlist
Il repository [testing] è un repository "di transizione" per quelle versioni di software da cui ci si aspetta problemi (da una nuova versione che introduce nuove caratteristiche ci si aspetta più problemi rispetto a una versione contenente solo bug fix) e andrebbe usato soltanto da utenti esperti che vogliono contribuire alla risoluzione dei bug, in quanto facilmente ci si potrebbe ritrovare con un sistema non funzionante. Dopo essere stato testato a sufficienza, un pacchetto in [testing] passa in [core] o [extra].
Il repository [core] contiene i pacchetti di base del sistema (gli stessi che si trovano nel supporto di installazione CORE), mentre il repository [extra] contiene software non indispensabile ma comunque utile alla maggior parte degli utenti, come il server X, KDE, Apache e altro. I repository [core] ed [extra] sono gestiti dagli sviluppatori di Arch.
Il repository [community] è gestito dalla comunità e offre molte utili applicazioni che non si trovano in [core] e [extra], quindi si consiglia di abilitarlo (rimuovere # dall'inizio delle righe "Include = /etc/pacman.d/mirrorlist" e "[community]").
I server mirror per i repository
La lista dei server mirror (cioè con lo stesso contenuto, così se il primo non funziona si tenta col secondo e via di seguito) per i pacchetti software si trova nel file /etc/pacman.d/mirrorlist.
Quindi, se non è stato fatto durante l'installazione, modificare il file in /etc/pacman.d/mirrorlist spostando in alto le righe relative ai mirrors più vicini. Mirror più veloci migliorano notevolmente le performance di Pacman. Si può tornare a modificare questo file di configurazione in qualsiasi momento, sperimentando vari mirror.
Un'alternativa per ordinare automaticamente i mirrors in base alla loro velocità è lo script "rankmirrors" (richiede che il pacchetto python sia già installato), fornito con il pacchetto pacman più recente, da eseguire ovviamente come root:
# rankmirrors /etc/pacman.d/mirrorlist
Aggiornare il sistema con pacman
Per aggiornare all'ultima versione disponibile tutti i pacchetti installati nel proprio sistema:
pacman -Syu
L'opzione -S (--sync) indica che si vuole installare qualcosa (sincronizzare i pacchetti, nella terminologia di Arch), -y (--refresh) impone un aggiornamento della lista dei pacchetti disponibili nei repository, -u (--sysupgrade) indica che tutti i pacchetti installati saranno aggiornati alle versioni presenti nei repository.
pacman -Syu
.La bellezza di una distribuzione rolling release
Tenere presente che Arch è una distribuzione rolling release. Questo significa che non c'è necessità di eseguire la reinstallazione del sistema per aggiornarlo ad una versione più recente. Dare periodicamente il comando pacman -Syu
mantiene aggiornato il sistema alla versione più recente.
Familiarizzare con pacman
Pacman è il miglior amico dell'utente Arch. È fortemente raccomandato studiarne i comandi e poi provarli. Vedere:
man pacman
Per ulteriori informazioni consultare la guida pacman.
Aggiungere un utente e impostare i gruppi
Non si dovrebbe fare il lavoro quotidiano (navigare in Internet, scrivere una e-mail, ascoltare musica, ecc.) con l'account di root, perchè è un rischio per la sicurezza del sistema. Utilizzarlo solo per modifiche al sistema (aggiornamenti, installazioni, configurazioni).
Aggiungere invece un account utente con:
adduser
Le opzioni di default possono essere usate tranquillamente; quando richiesto, aggiungere i seguenti gruppi supplementari (utili specialmente se si ha intenzione di installare un ambiente Desktop completo):
- audio - per processi che riguardano la scheda audio e il software relativo
- floppy - per accedere al floppy
- lp - per gestire i processi di stampa
- optical - per gestire i drive ottici e masterizzare
- storage - per gestire i dispositivi di archiviazione
- video - per gestire il video ed usare l'accelerazione 3d
- wheel - per usare sudo/su
- power - per spegnere il computer da utente normale
... Initial group [ users ]: Additional groups (comma separated) []: audio,floppy,lp,optical,storage,video,wheel,power ...
I gruppi (e gli utenti che ne fanno parte) sono definiti in /etc/group.
Consultare Groups per sapere quali sono i gruppi dei quali bisogna essere membri.
I manuali di usermod e gpasswd forniscono ulteriori informazioni.
Installare ed impostare Sudo (Optional)
Sudo è un sistema che permette a un utente di lanciare un comando usando le credenziali di un altro utente; per esempio un utente normale può modificare un file di configurazione di sistema senza loggarsi come root e senza conoscerne la password, basta che l'amministratore del sistema lo abbia abilitato a fare ciò. Per usare questo sistema basta anteporre il comando sudo al comando che si vuole lanciare.
Per Installare Sudo:
# pacman -S sudo
Per aggiungere un utente ai sudo user (sudoer) usare il comando visudo che deve essere impartito da root.
# EDITOR=nano visudo
Questo comando aprirà il file /etc/sudoers in una sessione dell'editor nano (è possibile cambiare nano con vi tramite la variabile d'ambiente EDITOR). Visudo copia il file da modificare in un file temporaneo, e successivamente esegue un controllo "sanity check". Se passa, il file temporaneo sovrascrive l' originale con i permessi corretti.
Per dare all'utente pieni privilegi usando "sudo" prima di un comando, aggiungere la riga seguente:
USER_NAME ALL=(ALL) ALL
dove USER_NAME è il nome utente.
Per maggiori info consultare la guida a sudo.
Parte III: Installare X e configurare ALSA
Configurare l'audio con alsamixer
ALSA (Advanced Linux Sound Architecture) è il progetto che fornisce i driver per le schede audio (sottoforma di moduli del kernel), una libreria per interagire più facilmente con i driver, utile per alcuni programmi, e le utilità per permettere agli utenti di configurare l'audio da riga di comando. ALSA sostituisce l'obsoleto OSS(Open Sound System).
Installare il pacchetto alsa-utils:
pacman -S alsa-utils
poi configurare la scheda audio con
alsaconf
e usare alsamixer per regolare i volumi.
alsamixer
La scheda audio dovrebbe essere già funzionante ma non si sentirà alcun suono perché i volumi sono muti di default. Attivare il volume almeno del Master e del canale PCM muovendosi con le frecce di direzione sinistra/destra e premendo M. Incrementare o diminuire il livello dei volumi con le frecce di direzione sopra/sotto. (70-90 dovrebbe essere un livello ottimale). Uscire da alsamixer premendo ESC.
Per non perdere al riavvio i settaggi appena effettuati dare i comando
alsactl store
e aggiungere alsa alla lista DAEMONS nel file «/etc/rc.conf».
Se non è stato già fatto durante la creazione dell' utente, aggiungerlo al gruppo audio con
gpasswd -a <user> audio
Il Server grafico
X.org è l'implementazione di riferimento dell'X Window System (o X11, o solo X) e fornisce l'ambiente e i componenti di base per le interfacce grafiche, ovvero il disegno e lo spostamento di elementi sullo schermo (dispositivo di output) e l'interazione con il mouse e la tastiera (dispositivi di input).
Installazione
Installare il gruppo di pacchetti base di Xorg è il primo passo per costruire un ambiente grafico (GUI, Graphical User Interface):
# pacman -S xorg
Si dovrebbe ottenere un server X funzionante con il driver video generico VESA (più avanti nella guida verrà installato un driver video specifico).
Testare il corretto funzionamento
Per testare velocemente la propria configurazione si può lanciare Xterm, un emulatore di terminale molto semplice che gira nell'ambiente X Server.
Avviare Xterm all'interno del server X come utente normale:
startx /usr/bin/xterm
Si dovrebbe avere una sessione di xterm aperta. Si può terminare il server X (e tutti i programmi in esecuzione al suo interno, in questo caso solo xterm) con Ctrl+Alt+Backspace, o si può uscire dall'xterm (con il comando "exit" o premendo CTRL+D) e a quel punto il server terminerà automaticamente perchè non ha più client da servire. Se si hanno problemi nell'avviare X, si possono cercare gli errori nel file /var/log/Xorg.0.log e nei messaggi sulla consolle da cui è stato avviato X.
Configurazione del server grafico
Xorg è in grado di riconoscere correttamente la maggior parte di schede grafiche, impostazioni dei monitor, mouse, tastiere, touchpad ecc. Ci sono casi in cui però l'autoconfigurazione fallisce o non è ottimale, e casi in cui si desiderano configurazioni particolari, come una certa larghezza dell'area di scrolling in un touchpad, o un'opzione particolare per la scheda video.
La configurazione del server grafico Xorg avviene tutta nel file di testo semplice «/etc/X11/xorg.conf», ordinato in sezioni e sottosezioni, quelle più importanti sono le sezioni Device, Monitor, Screen, e ServerLayout. Le sezioni possono comparire in qualsiasi ordine e potrebbero essercene più di una per ogni tipo (ad esempio se avete più di un monitor, come un LCD e un videoproiettore che avranno diverse impostazioni di risoluzione, refresh, ecc.. avrete più sezioni "Monitor").
- Per generare un file di configurazione usando Xorg eseguire:
Xorg -configure
Che crea il file /root/xorg.conf. Spostare il file di configurazione generato nella posizione appropriata:
mv /root/xorg.conf.new /etc/X11/xorg.conf
ATI e Nvidia inoltre hanno strumenti che elaborano il file xorg.conf per configurare i loro driver proprietari(vedi sotto).
Tuttavia si dovrebbe avere dimestichezza nel modificare a mano il file di configurazione, per risolvere inconvenienti di tanto in tanto:
man xorg.conf
Installare un driver video specifico
Una volta testato il buon funzionamento di base del server X, è possibile aggiungere il driver per la propria scheda grafica (e.g. xf86-video-<nome>). Per avere una lista completa dei driver video open-source digitare:
pacman -Ss xf86-video | less
Se non si conosce la scheda grafica in uso eseguire
lspci | grep VGA
- Notare che il driver vesa è il più generico, e dovrebbe essere compatibile con quasi tutti i moderni chipset video. Se non si riesce a trovare un driver adatto per il proprio chipset video, vesa dovrebbe funzionare.
- Se si ha una scheda video nVIDIA o ATI, si può voler installare il driver proprietario nVIDIA o ATI come spiegato nel paragrafo successivo.
Installare il driver video appropriato per la propria scheda video. Ad esempio, per il chipset intel 810:
pacman -S xf86-video-i810
Editare il file /etc/X11/xorg.conf per specificare i propri driver video. e.g.:
Section "Device" Identifier "Nome a piacere per la scheda video" Driver "i810" ... EndSection
Installare un driver video proprietario (Nvidia, Ati)
nVidia e ATI offrono dei driver closed source per le proprie schede video. Si potrebbe voler utilizzare i driver proprietari nVIDIA or ATI.
Scheda grafica Nvidia
I driver nVIDIA proprietari sono attualmente gli unici a supportare l'accelerazione 3d e tutte le funzionalità che ci si aspetta per le schede Nvidia (il progetto libero Nouveau sta cercando di ottenere un driver open source analogo).
Arch ha attualmente 3 driver, adatti ognuno a un certo sottogruppo di schede:
- nvidia-96xx (e nvidia-96xx-utils) supporta le schede vecchie fino alla GF 4
- nvidia-173xx (e nvidia-173xx-utils) supporta le schede della serie Geforce FX
- nvidia (e nvidia-utils) supporta solo le GPU più nuove, successive alle GF FX
Consultare l'homepage di nVidia per vedere quella che va bene. La differenza è solo per l'intallazione, mentre la configurazione è la stessa per tutti i driver.
Installare i driver nvidia appropriati, p. es.:
pacman -S nvidia nvidia-utils
Per abilitare il driver si può usare lo strumento nvidia-xconfig oppure si può modificare a mano il file «/etc/X11/xorg.conf» specificando "nvidia" alla voce Driver nella sezione Device.
Istruzioni avanzate per la configurazione Nvidia si trovano nell'articolo NVIDIA.
Schede grafiche ATI
I possessori di schede ATI possono usare i driver liberi "radeon" oppure i driver proprietari "fglrx" Catalyst. Se si è indecisi su quale usare si consiglia di provare prima quello open source, che soddisfa la maggior parte delle esigenze oltre a essere generalmente meno problematico. Se però si possiede una scheda ATI di ultima generazione, è probabile che i driver liberi non la supportino ancora.
Installare il driver ATI proprietario con
pacman -S catalyst catalyst-utils
Per abilitare il driver si può usare lo strumento aticonfig oppure si può modificare a mano il file «/etc/X11/xorg.conf» specificando "fglrx" alla voce Driver nella sezione Device.
Installare il driver ATI open-source con
pacman -S xf86-video-ati
Installare anche il pacchetto libgl-dri se si vuole abilitare l'accelerazione 3d.
Modificare poi il file «/etc/X11/xorg.conf» nella sezione "Device" inserendo come Driver "radeon". Inserire radeon anche nella sezione MODULES del file /etc/rc.conf.
Attualmente il driver open source non ha lo stesso livello di prestazioni di quello proprietario. Inoltre non ha il TV-out, il supporto per i DVI dual-link, e probabilmente altre caratteristiche. In compenso ha un miglior supporto per il dual-head.
Istruzioni avanzate per la configurazione delle schede ATI si trovano nell' articolo su ATI.
Parte IV: Installare e configurare un ambiente Desktop
Con ambiente desktop si intende un insieme di programmi con interfaccia grafica omogenea, riuniti sotto un unico progetto, atti a soddisfare le esigenze di base dell'utente di personal computer, come avere uno sfondo per il desktop, esplorare i file sul computer, masterizzare CD/DVD, guardare video e ascoltare musica, navigare su Internet, scrivere testi, eccetera.
Esistono diversi progetti software in grado di fornire un completo ambiente Desktop per sistemi GNU/Linux, il migliore in assoluto non esiste. Di seguito un breve elenco dei più conosciuti:
- Se si cerca qualcosa di simile a Windows e Mac OSX, KDE è una buona scelta.
- Se si cerca qualcosa di più minimale, che segue il pincipio K.I.S.S. più da vicino, è meglio GNOME.
- Se si ha una vecchia macchina o si cerca qualcosa di più leggero, una buona soluzione è xfce4 poichè dà ancora un ambiente desktop completo.
- Se la bassa potenza della macchina costringe a scendere a compromessi, openbox, fluxbox o fvwm2 può essere quello giusto (per non parlare di tutti gli altri window manager leggeri come icewm, windowmaker e twm).
- Se si ha in mente qualcosa di completamente differente provare ion, wmii o dwm.
Installare i font
Conviene installare in anticipo alcuni font, per esempio Dejavu e bitstream-vera e i font microsoft (utili per alcuni siti web):
pacman -S ttf-ms-fonts ttf-dejavu ttf-bitstream-vera
Installare l'ambiente desktop
Gnome
The GNU Network Object Model Environment. Il progetto GNOME fornisce un intuitivo e completo ambiente desktop, e una piattaforma di sviluppo per la creazione di applicazioni da integrare nel resto del desktop.
Il gruppo di pacchetti gnome installa l'ambiente desktop GNOME di base, mentre il gruppo gnome-extra installa programmi aggiuntivi sempre facenti parte del progetto GNOME:
pacman -S gnome gnome-extra
Istruzioni avanzate per l'installazione e la configurazione di Gnome si trovano nell'articolo Gnome.
KDE
The K Desktop Environment. KDE è un potente ambiente grafico Free Software per sistemi GNU/Linux e Unix che unisce facilità d'uso, funzionalità e grafica straordinaria.
Arch propone diverse versioni di kde: kde, kdebase, e KDEmod:
1.) Il gruppo di pacchetti kde comprende KDE4 vanilla completo. ~1GB.
pacman -S kde
2.) Il pacchetto kdebase installa lo stretto necessario al quale andranno aggiunti i programmi desiderati. ~220MB.
pacman -S kdebase
3.) Infine, KDEmod (ovvero The Chakra Project) è un progetto esclusivo di Arch Linux tenuto dalla comunità, modificato per avere grandi prestazioni e modularità. KDEmod è estremamente veloce, leggero e reattivo, con tema gradevole e personalizzabile. Viene installato KDE4, ma è possibile in alternativa installare KDE3.
Istruzioni avanzate su come installare e configurare KDE si trovano nell'articolo KDE.
Xfce
Xfce è un ambiente desktop (DE), tipo GNOME o KDE. Contiene una serie di applicazioni come: un'applicazione root window, un window manager, un file manager, un pannello, etc. Xfce è scritto utilizzando il toolkit GTK2 e contiene un proprio ambiente di sviluppo (librerie, demoni, etc.) simile agli altri grandi DE. Diversamente da GNOME o KDE, Xfce è leggero e progettato più sul modello di CDE che su quello di Windows o Mac. Ha un ciclo di sviluppo molto più lento, ma è molto stabile ed estremamente veloce. Xfce è ottimo per sistemi hardware più vecchi.
Installare xfce con
pacman -S xfce4 xfce4-goodies
Istruzioni avanzate per l'installazione e la configurazione di Xfce si trovano nell'articolo Xfce.
LXDE
LXDE, (che sta per Lightweight X11 Desktop Environment), è un nuovo progetto che la scopo di fornire un ambiente desktop moderno, che sia leggero, veloce, intuitivo e funzionale, utilizzando poche risorse di sistema. LXDE è leggermente diverso dagli altri ambienti desktop, in quanto ogni componente di LXDE è un'applicazione indipendente, e ognuna può essere facilmente sostituita da altri programmi. Questa architettura modulare elimina tutte le dipendenze non necessarie e fornisce una maggiore flessibilità. Maggiori dettagli e screenshot dimostrativi sono disponibili all'indirizzo: http://lxde.org
LXDE fornisce: il gestore delle finestre OpenBox, il File Manager PCManFM, il pannello di sistema LXpanel, il gestore delle sessioni LXSession, lo strumento per la gestione dei temi GTK+ LXAppareance, il visualizzatore di immagini GPicView, il semplice editor di testo Leafpad, il gestore di archivi XArchiver e lo strumento per la gestione delle reti, con supporto anche alle connessioni Wireless, LXNM (ancora in fase di sviluppo). Questi strumenti leggeri e versatili combinano rapidità di configurazione, modularità e semplicità.
Installa LXDE tramite il comando:
# pacman -S lxde
Maggiori informazioni sono disponibili presso l'articolo su LXDE nel wiki.
Fluxbox
Fluxbox © è un altro windowmanager per X. E' basato sul codice di Blackbox 0.61.1. Fluxbox assomiglia a blackbox e può gestire stili, colori, posizione di finestre e cose simili esattamente come blackbox (ha compatibilità al 100% con stili e temi).
Installa Fluxbox usando
pacman -S fluxbox fluxconf
Sono disponibili maggiori informazioni in Fluxbox.
Openbox
Openbox è un window manager aderente agli standard, veloce, leggero ed estensibile.
Openbox lavora con le tue applicazioni, e rende più facile la gestione del tuo desktop. Questo perchè l'approccio al suo sviluppo è stato l'esatto opposto di quello che sembra essere lo standard per i gestori di finestre. Openbox è stato scritto prima di tutto per essere aderente agli standard e lavorare a dovere. Solo quando questi requisiti sono stati soddisfatti, gli sviluppatori si sono concentrati sull'interfaccia.
Openbox è perfettamente funzionale come unico ambiente di lavoro, o può essere usato come un rimpiazzo per i gestori di finestre predefiniti in GNOME o KDE.
Installa openbox usando
pacman -S openbox obconf obmenu
Una volta che openbox è stato installato riceverai l'avviso di spostare menu.xml e rc.xml in ~/.config/openbox nella tua cartella home.
mkdir -p ~/.config/openbox/ cp /etc/xdg/openbox/rc.xml ~/.config/openbox/ cp /etc/xdg/openbox/menu.xml ~/.config/openbox/
Nel file "rc.xml" puoi cambiare diversi impostazioni per Openbox (oppure puoi usare OBconf). In "menu.xml" puoi cambiare il menu che compare con il click del tasto destro.
Programmi utili per openbox sono:
- PyPanel o lxpanel ise vuoi un pannello
- feh se vuoi impostare lo sfondo
- ROX se vuoi un filemanager semplice e le icone sul desktop
Ulteriori informazioni sono disponibili in Openbox.
fvwm2
FVWM è un manager di desktop virtuali per X estremamente potente e conforme alle specifiche ICCCM. Lo sviluppo è attivo, e il supporto è eccellente.
Installa fvwm2 con
pacman -S fvwm
Nota che la versione stabile di fvwm è ferma da qualche anno. Se si desidera provare la versione in sviluppo di fvwm, c'è il pacchetto fvwm-devel disponibile in [extra] oppure fvwm-cvs da [AUR].
Avviare l'ambiente desktop
Ci sono due modi per avviare un ambiente desktop: fare login testuale e avviare il Server X da console; installare un programma grafico per il login che parta in automatico all'avvio del sistema.
Login da terminale
Per fare il login da terminale bisogna prima modificare il file di configurazione personale per l'avvio del server X ~/.xinitrc, che dovrebbe presentarsi così:
#!/bin/sh # # ~/.xinitrc # # Executed by startx (run your window manager from here) # # exec gnome-session # exec startkde # exec startxfce4 # exec icewm # exec openbox # exec blackbox # exec fluxbox # exec ratpoison # exec dwm # ... or any other WM of your choosing ...
è sufficiente decommentare la riga corrispondente al proprio ambiente desktop, oppure aggiungere la riga adatta fra le seguenti:
per GNOME: exec gnome-session
per KDE: exec startkde
per Xfce: exec startxfce4
per LXDE: exec startlxde
per Fluxbox: exec startfluxbox
per Openbox: exec openbox
per Fvwm: exec fvwm
A questo punto, per far partire il proprio ambiente desktop è sufficiente fare il login testuale e dare il comando:
startx
Login grafico
Il Diplay Manager è il programma che si occupa del login grafico. I principali DM sono:
- GDM: sfrutta alcune librerie di GNOME ed è quindi più adatto se si usa questo ambiente desktop.
- KDM: sfrutta alcune librerie di KDE ed è quindi più adatto se si usa questo ambiente desktop.
- SLIM: leggero e minimale DM, va bene con tutti gli ambienti desktop ma richiede più attenzioni nella configurazione.
Una volta installato il pacchetto desiderato fra gdm, kdm e slim, è sufficiente aggiungere il demone corrispondente (gdm, kdm o slim) in coda alla lista DAEMONS nel file «/etc/rc.conf», in modo che in avvio del sistema verrà presentato un login grafico (personalizzabile in vari modi, dall'immagine di sfondo alla foto per ogni utente, ecc) invece del classico login testuale.
Delucidazioni & Ulteriori Informazioni
Ulteriori informazioni e supporto possono essere trovati all'homepage italiana di arch ,nell'homepage ufficiale di arch, nei forum italiano e forum inglese , nei canali irc di Arch e nelle mailing list.
Al pari delle indicazioni di questa guida, può essere altrettanto utile la Guida ufficiale di installazione di Arch Linux. Inoltre, è disponibile una copia stampabile
Applicazioni Utili
Per una lista di applicazioni utili, vedere qui.